Il Vino Proibito
Clinto, Clinton, Grinton amatissimo in Veneto
Clinto, Grinton? Ad alcuni magari non piacerà il nome, che rimanda ad un passato contadino, ai racconti dei nostri padri e nonni. Il Clinto o Clinton, grazie ad una datata legge del lontano 1931- non si può nemmeno chiamare ‘Vino‘. Da decenni dibattiamo sui motivi che hanno spinto a questo diktat. Sentiamo parlare di sostanze cancerogene, del pericolo per la salute dell’uomo rappresentato dall’alcol metilico. E’ vero che nella fermentazione dei mosti questa sostanza nociva si formi in quantità, ma, molti studiosi sostengono che – per subire un’intossicazione – bisognerebbe berne ad ettolitri. Il Clinton ebbe una larghissima diffusione in Veneto e attualmente non rappresenta alcuna minaccia per i vigneti autoctoni. Deriva dall’incrocio tra Vitis Riparia e Vitis Labrusca e non Vinifera.
Arriva in Europa dal Nord America a fine Ottocento
in seguito alla comparsa della filossera, un insetto fitofago (che ‘mangia le piante’) che mise in ginocchio la viticoltura del Vecchio Continente. La ‘bestiolina’ provocò in breve tempo gravissimi danni alle radici e la conseguente morte delle viti, con la sola eccezione di alcuni vitigni americani. Una gran parte del nostro patrimonio ampelografico venne irrimediabilmente compromessa. Le soluzioni prospettate da viticoltori e scienziati inizialmente non ebbero alcun risultato. I produttori si trovarono disarmati quando la filossera comparve in Europa. Soltanto i vigneti impiantati in terreni sabbiosi potevano resistere all’attacco della fillossera, ma la prospettiva di trasferire la viticoltura su terreni esclusivamente sabbiosi era irrealizzabile. L’innesto della vite europea su radice di vite americana, quest’ultima resistente al parassita, fu l’unico vero metodo di controllo efficace e applicabile su vasta scala per superare questa crisi.
Fu allora che fece la sua comparsa il Clinton
dall’omonima cittadina Statunitense dello Iowa, diffuso nel Veneto anche come Clinto, Crinto, Grinton; il Noax (Noè) detto anche Clinton Bianco, il Bacò, originario dalla Francia. Il vitigno Clinto è un ibrido che sin dai primi tempi fu considerato un temibile avversario dell’uva coltivata in territorio italiano. Dal color viola e dal profumo fruttato intenso, il vino Clinton si diffuse rapidamente in Veneto, e, in particolar modo nelle province di Padova e Vicenza insieme all’Uva Fragola, nota anche come Uva Isabella, da cui si ricavava il dolcissimo ‘Fragolino‘. Da questi vitigni si ricava un vino con il caratteristico odore e gusto selvatico detto foxy (volpino).
La produzione del Clinto continuò: destinato alle osterie o relegato a produzioni familiari, che ancora oggi coltivano con passione “il vino dei nonni”. La coltivazione di questa uva non è affatto complicata poiché non necessita di particolari cure e la resa è sempre abbondante.
“Quando una tradizione raccoglie abbastanza forza per andare avanti per secoli, non può essere cancellata in un giorno solo.” Chinua Achebe
La Confraternita del Clinto è guidata dalla pasionaria del Vino proibito Carmen Gasparini . L’Associazione è nata apposta per portare avanti una giusta e sacrosanta battaglia a salvaguardia di una tradizione popolare sedimentata profondamente nel tessuto sociale contadino. E che ancor oggi rappresenta un’ eccezionale peculiarità del popolo veneto. Se sei un vero amante del vino, non puoi non assaggiarlo almeno una volta nella vita.
Il Clinto ha alle spalle una storia intensa tanto quanto il suo gusto. Anche se di questi vini proibiti è tuttora bandita la produzione a scopo commerciale, il loro profondo legame con il territorio fa sì che continuino ad essere vinificati. Li consideriamo dei baluardi di una cultura enologica popolare.
Il Vin Grinton, il Clinto sarà ospite del 1° Festival della Cucina Veneta
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